23 Maggio 2025
di Roberta Fabbri, direttrice coop. Il Piccolo Principe
In qualità di imprenditrice sociale, credo sia fondamentale restituire pienamente il senso e le potenzialità dell’art. 55 del Codice del Terzo Settore non solo come norma che favorisce un dialogo tra enti pubblici e organizzazioni del terzo settore, ma come strumento politico e operativo di corresponsabilità nella costruzione del bene comune.
L’articolo 55, infatti, non si limita a disciplinare la co-progettazione o la co-gestione di servizi già strutturati: al contrario, apre uno spazio generativo in cui le organizzazioni sociali possono intercettare bisogni emergenti, elaborare proposte progettuali ad impatto sociale, e chiedere formalmente all’ente pubblico di aprire un tavolo di lavoro. Questo “giocare di anticipo” – ovvero l’attivazione dal basso di processi di amministrazione condivisa – è, a mio avviso, l’aspetto più rivoluzionario dell’articolo, ma anche il più trascurato e meno sperimentato, almeno nel nostro territorio.
Come realtà del terzo settore, abbiamo la possibilità e, forse, la responsabilità di non limitarci ad attendere bandi o avvisi pubblici, ma di esercitare un protagonismo competente, responsabile e propositivo. Il vero potenziale dell’articolo 55, dunque, non sta solo nel partecipare a processi co-decisionali già avviati dalle amministrazioni, ma nel costruire alleanze a partire da una lettura autonoma e radicata dei bisogni sociali.
Questa è la direzione che ritengo più urgente spingere, soprattutto oggi: quella di un fronte comune tra enti del terzo settore che non chiede spazio per sé, ma che propone risposte concrete, sostenibili e condivise alle fragilità e trasformazioni dei territori. Un’amministrazione davvero condivisa nasce prima di tutto da una visione condivisa.
* Foto di Kelsy Gagnebin su Unsplash