27 Novembre 2023
Migliaia di persone non hanno accesso a una abitazione e le misure attuali sono inadeguate. Da questa premessa parte il documento, presentato nel luglio 2022, dall’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana al Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel).
Il documento “Rilanciare le politiche pubbliche per l’abitare” presenta alcune proposte, partendo da alcuni dati.
In Italia le persone senza fissa dimora sono almeno 50mila, mentre le famiglie presenti nelle graduatorie per l’accesso a case popolari sono 650mila, per un totale di 1,4 milioni di persone coinvolte. Negli ultimi anni il numero di persone che necessitano dell’accesso ad una abitazione di edilizia residenziale pubblica o a forme di sostegno è aumentato significativamente.
Il patrimonio abitativo pubblico, ovvero gli alloggi di proprietà pubblica concessi a persone in situazioni di disagio economico o familiare, è pari al 4% del numero totale di abitazioni e può soddisfare solo tra il 3% e il 5% delle domande presentate. Sul territorio italiano, inoltre, sono presenti 48mila case popolari non utilizzate per mancata manutenzione.
A risultare insufficienti, dice il documento, sono anche gli interventi per favorire l’accesso ad abitazioni in affitto a costi economicamente sostenibili; misure che sono necessarie poiché vive in case in affitto il 41% delle famiglie in povertà, contro una media nazionale del 18%.
Il documento individua varie aree di intervento. Restituire centralità al ruolo del pubblico nelle politiche abitative è tra le priorità individuate dall’Osservatorio. Negli anni si è cercato di arginare il problema abitativo con il social housing, ovvero l’edilizia residenziale sociale rivolta a persone che non possono accedere ad alloggi al prezzo di mercato, gestito dal settore pubblico e dal settore privato. Secondo il documento, solo il rilancio dell’Edilizia residenziale pubblica, attraverso un programma pluriennale, gestita interamente dalla pubblica amministrazione a livello nazionale, regionale e locale, può garantire il diritto all’abitare.
Secondo il documento poi gli interventi di Edilizia residenziale pubblica devono porre attenzione allo sviluppo sociale e all’impatto ambientale dei quartieri coinvolti.
L’Osservatorio sottolinea anche l’importanza di recuperare gli edifici, pubblici e privati, dismessi presenti sul territorio, evitando ulteriore consumo di suolo. Al fine di rilevare edifici privati inutilizzati, si suggerisce la possibilità di rendere costoso il mantenimento di case vuote e sfitte, seguendo l’esempio di altri Paesi europei. È necessario, inoltre, adottare misure parallele per mitigare il costo dell’affitto: la liberalizzazione del mercato affitti privati contribuisce infatti, secondo l’Osservatorio, a creare disuguaglianze e povertà.
Il documento è il frutto di un lavoro collettivo, promosso dal Forum Disuguaglianze e Diversità e da altri soggetti, che ha coinvolto nei mesi da gennaio a giugno 2022 un gruppo di esperti, organizzazioni sindacali, associazioni, operatori e operatrici del settore, studiosi e ricercatori, analisti di politiche della casa che, spinti dalla necessità di affrontare con urgenza, sistematicità e pragmatismo la questione dell’abitare, hanno messo in comune saperi, competenze, punti di vista ed esperienze, dando vita all’Osservatorio nazionale sulle politiche abitative e di rigenerazione urbana.
Fanno parte dell’Osservatorio: Forum Disuguaglianze e Diversità, Caritas, Legambiente, Unione Inquilini, Sunia, UNIAT, Cgil, Cisl, Uil, Sicet, Forum Terzo Settore Lazio, Rete Numeri Pari, Libera, VAS-Verdi Ambiente e Società, Università La Sapienza, Politecnico di Milano, Politecnico di Bari, IUAV, Università di Catania, Università di Trieste.
*Foto di Tierra Mallorca su Unsplash
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