24 Ottobre 2023
È nato per reintegrare i minori autori di reato Good Times, il progetto che punta allo sviluppo di un modello di reintegrazione sociale, basato sulla sinergia tra gli organi della Giustizia minorile, i servizi sociali territoriali e il terzo settore.
Il progetto prevede la realizzazione di percorsi di formazione professionale, laboratori di orientamento, work experience, sperimentazione di forme di autonomia abitativa, cammini educativi e attività di cura del bene pubblico in ottica riparativa.
Good Times, finanziato dalla Impresa Sociale Con I Bambini, coinvolge sei province toscane e una vasta rete di cooperative, con capofila il Consorzio CO&SO Firenze.
Coeso Empoli è uno dei partner e lavora sul territorio in stretta collaborazione con la Società della Salute Empolese Valdarno Valdelsa. In due anni sono stati coinvolti 21 ragazzi e una ragazza dai 14 ai 21 anni: 11 autori di reato segnalati dall'Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni a livello ministeriale e 11 a rischio, individuati dal servizio sociale territoriale.
L'equipe di Coeso Empoli svolge un lavoro di gruppo centrato sull'emersione delle competenze trasversali e il ri-orientamento formativo. Ai ragazzi autori di reato viene offerta la possibilità di avere incontri mirati alla rielaborazione di quanto commesso per aumentare la consapevolezza e la capacità critica del vissuto.
“Il percorso – racconta Cristina Nunziati, operatrice di Coeso Empoli - che abbiamo portato avanti ci ha permesso di stare vicino ai ragazzi e alle loro famiglie. Abbiamo lavorato a fondo sul pensiero, sulle conseguenze che si hanno rispetto a quello che facciamo. Anche se non abbiamo parlato dei reati in sé abbiamo cercato di approfondire il loro punto di vista, di capire cosa è successo e perché hanno agito in un determinato modo”.
Tutti i ragazzi coinvolti finora erano a rischio abbandono scolastico, ma dopo il percorso effettuato, tutti sono rimasti iscritti a scuola o a percorsi di formazione e uno dei maggiorenni ha svolto incontri di orientamento lavorativo e ha ottenuto una borsa lavoro.
Non repressione, quindi, ma riflessione e, dove possibile, prevenzione. “ Questo progetto – prosegue Cristina - ha reso ancora più evidente quanto la prevenzione sia essenziale. Lavorare sul rischio dà molte soddisfazioni, perché consente di aggiustare il tiro e ripartire. Abbiamo discusso molto delle loro aspettative, rivisitando anche la loro idea di lavoro, che per molti di loro era a nero, dal momento che non vedevano altri sbocchi possibili”.
*Foto di Elizeu Dias su Unsplash
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