21 Luglio 2023
Qualcosa è stato fatto ma c'è ancora molto da fare per l'inclusione scolastica, formativa e lavorativa delle persone con disabilità. Per capire cosa è prioritario fare e come il terzo settore può giocare un ruolo di grande rilevo, abbiamo rivolto tre domande a Iacopo Melio, attivista per i diritti umani e civili , giornalista freelance e dal consigliere regionale in Toscana.
Quali sono secondo te i passi necessari che il servizio pubblico dovrebbe compiere per favorire l'inclusione scolastica, formativa e lavorativa delle persone con disabilità?
“Bisognerebbe, intanto, capire che per avere un cambio dei servizi occorre un cambio culturale: iniziare a vedere le persone con disabilità come “persone”, e quindi come risorse al pari di qualsiasi altra persona. Ognuna e ognuno di noi, infatti, ha delle abilità, e su quelle dovremmo porre l’accento anziché sulle difficoltà. In questo modo, riconoscendo le unicità di un singolo individuo, potremmo anche progettare percorsi scolastici, lavorativi e di inclusione sociale davvero personalizzati e, quindi, efficaci.”
Come il terzo settore può aiutare il pubblico ad affrontarli?
“Sicuramente il territorio dovrebbe avvicinarsi ancora di più alle cittadine e ai cittadini offendo servizi di prossimità: su tutti, ovviamente, quello all’assistenza domiciliare resta quello prioritario. Se una persona con disabilità riesce ad avere un assistente personale che lo supporti, soprattutto negli spostamenti, allora può essere più realistico anche l’obiettivo di una vita formativa e lavorativa. Senza quello, purtroppo, tutto diventa estremamente più complicato, facendo ricadere il peso sulle famiglie 24 ore su 24.”
Ci sono stati secondo te miglioramenti nell'Empolese Valdelsa negli ultimi anni? Cosa c'è ancora da fare?
“Bisogna essere oggettivi e realistici: miglioramenti in tal senso non si compiono in due anni, e nemmeno in cinque. Sicuramente, nell’ultimo periodo (in parte grazie anche ai disagi che la Pandemia ha evidenziato), è cresciuta una certa sensibilità e, soprattutto, consapevolezza circa le necessità di questo tipo. Perciò sì, c’è sicuramente molto da fare, ma nell’Empolese Valdelsa così come altrove si sta quantomeno riscontrando un’attenzione senz’altro positiva, penso, ad esempio, all’ultimo progetto di co-housing sociale del comune di Empoli, dove in alcuni appartamenti con spazi comuni vivono persone con disabilità, extracomunitarie, madri single o con varie difficoltà.”
* Foto di Giorgia Calvanelli tratta dalla pagina Facebook di Iacopo Melio
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