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26 Marzo 2024

Una vita per la cooperazione sociale. Il ricordo di Claudia Fiaschi

Il 4 marzo 2024 è venuta a mancare Claudia Fiaschi, presidente di Coeso, ed ex portavoce del Forum del Terzo settore. Una vita dedicata alla cooperazione sociale, con particolare attenzione al mondo dell’educazione e dell’infanzia. Nel mese della sua scomparsa, dedicato nella nostra newsletter al legame tra donne e cooperazione sociale riportiamo le parole di due cooperatori di CoeSO Empoli che con Claudia hanno condiviso progetti, percorsi e visioni di futuro.

Le parole di Claudio Freschi, cooperatore ed ex presidente di CoeSO Empoli

Ricordo le parole pronunciate e raccontate alla sua ultima "Assemblea" dove ci ha tutti riuniti; l' ordine del giorno era silenzio, ascoltare, respirare, emozionare, immaginare, cantare. Perdersi, per dedicarsi a chi ha bisogno, improbabile, ma possibile; spiritualità ed energia per andare oltre; amore per non lasciare indietro nessuno; durare per continuare. Un cammino di Vita ricco di relazioni dove Claudia, a modo suo, è stata un Dono. Dono di Dio che l'ha voluta con l'aratro per preparare il terreno per la semina che ha prodotto frutti in abbondanza (come il melograno). Con dei piccoli particolari: ha dato valore a chi ha incontrato, ha sostenuto e incoraggiato, ha creato attrazione e ammirazione; qualità belle delle relazioni. E poi, anche alla fine di una discussione, ti guardava negli occhi... ci si abbracciava ed era il modo per dirsi che ci si voleva Bene.

Il ricordo di Maurizio Cei, operatore di CoeSO Empoli

Ripensando oggi a Claudia, a venti giorni dalla sua morte, mi sembra ancora più evidente che in realtà ce ne fossero due nella mia vita. C’era la Claudia ‘pubblica’, con i suoi incarichi prestigiosi, da CGM al Forum Nazionale del Terzo Settore, passando per Confcooperative e Coeso. Da questi incarichi emergeva il ritratto di una persona competente, innovatrice, forte; una persona che utilizzava i ruoli non per una progressione di carriera personale, ma come l’occasione per realizzare e concretizzare le proprie idee in modo tale che potessero essere, insieme a quelle di molti altri, il motore dello sviluppo del Terzo Settore. Se questa immagine di Claudia mi coinvolgeva e mi faceva essere orgoglioso, è sicuramente la Claudia ‘privata’ quella che ho conosciuto meglio e che oggi mi manca di più. Una persona alla quale il caso o la Provvidenza mi hanno legato fin da quando io ero poco più di un ragazzino e lei una giovane donna: me la presentò don Corso Guicciardini.

Anzi, dovrei dire ce la presentò, a noi giovani del gruppo parrocchiale della Madonnina del Grappa: don Corso aveva chiesto a Claudia di farci da catechista e lei aveva accettato, nonostante che il suo lavoro la portasse quasi tutto il giorno a Firenze. Quella esperienza durò pochi mesi, mi sembra di ricordare. Fino a quando Claudia rimase incinta di Marta e quell’impegno diventò troppo gravoso, se unito anche a quelli lavorativi. Lì per lì ci perdemmo di vista, ma a me rimase l’immagine di una bella donna con gli occhi chiari che, con parole dette a bassa voce, quasi sussurrate, sapeva trasmettere valori e concetti importanti. Ci perdemmo di vista per un periodo, dicevo, ma ci ritrovammo dopo qualche anno, sempre grazie a don Corso, una costante delle nostre vite e una persona che ci ha sempre legati in modo indissolubile. In quegli anni, erano quelli a cavallo del 2000, Corso mi aveva coinvolto nel sogno folle e bellissimo del Centro Educativo “Credidimus Charitati”, che era nato in parrocchia grazie alla volontà e all’impegno suo e di alcune volontarie.

Claudia, vista la sua esperienza in campo educativo con la cooperativa L’Abbaino di Firenze, era stata subito coinvolta e quando entrai al Centro me la trovai lì, come esperta, consigliera, punto di riferimento. Guardandomi indietro oggi, credo di poter dire che da quel ritrovarsi dopo alcuni anni al Centro Educativo poi non ci siamo davvero più persi di vista. Quegli anni in parrocchia sono stati uno dei momenti decisivi per la mia crescita e Claudia in quei momenti è stata davvero uno dei punti di riferimento più forti e costanti. Quella del Centro fu la tappa del mio percorso di vita che, insieme alle esperienze come cooperante volontario in Africa e in America Latina, mi portò alla scelta dell’impegno politico.

Anche in quella scelta e poi nello sviluppo successivo, Claudia mi accompagnò con amicizia e schiettezza. Non so se fosse mai stata così convinta della mia scelta: da una parte mi incoraggiava e mi sembrava in qualche modo orgogliosa del fatto che avessi scelto di impegnarmi per la mia comunità; dall’altra, però, non perdeva occasione per dirmi che ero ‘troppo buono’, troppo poco scaltro per poter vivere serenamente nell’agone politico. Mi piaceva il fatto che, nonostante mi mettesse davanti dei tratti del mio carattere che le sembravano poco conciliabili con la scelta fatta, mi invitasse sempre a non cambiarli, ma a fare attenzione, affinchè quegli aspetti non rappresentassero delle trappole nel mio percorso e non fossero motivo di delusione e frustrazione. Mi proteggeva e stimolava. Una protezione e uno stimolo a far bene che mi ha accompagnato fino alla sua scomparsa. Di quel periodo mi tornano spesso in mente le cene a casa sua, ogni volta che un passaggio amministrativo o politico mi sembrava che richiedesse un approfondimento.

Claudia mi ospitava, ascoltava e poi, con la voce bassa, quasi sussurrata, che ricordavo dal suo periodo come catechista, ma anche decisa e convinta mi ‘rimetteva a posto’. Che non vuol dire che imponesse il suo punto di vista, non lo ha mai fatto, ma mi metteva in evidenza gli strumenti e i concetti che avrei potuto utilizzare per farmi un’idea e prendere una posizione autonoma. Negli ultimi anni ci accomunava anche l’impegno, finalmente comune, nel Terzo Settore. Seppur a livelli (soprattutto) e in contesti diversi, nei nostri incontri e chiacchierate degli ultimi anni il confronto sugli aspetti lavorativi era diventato centrale. Eppure, se penso ai nostri ultimi incontri, l’aspetto che mi balza agli occhi è che il nostro confronto era diventato finalmente ‘paritario’. Una delle bellissime caratteristiche di Claudia, in realtà, è sempre stata quella di non mettere barriere e di non mettersi sul piedistallo, prestando sempre cura e ascolto alle parole di ognuno.

Quindi non era certamente lei a rendere non paritario il nostro rapporto. Ero io che quando parlavo o discutevo con lei partivo dal presupposto che lei fosse di un altro livello, rispetto a me, e che quando esprimeva una convinzione, quella sarebbe stata quasi sicuramente vera. Negli ultimi anni, quindi, il nostro era diventato un rapporto adulto, nel quale riuscivo ad avvertire senza imbarazzo il suo affetto e la sua stima. Sono proprio l’affetto, la stima e l’amicizia le sensazioni che provo nei confronti di Claudia anche adesso che scrivo di lei. Delle sensazioni che, pur non riuscendo a colmare quel senso di impotenza e di mancanza, riescono ad andare oltre alla morte e alla separazione.

Si parla di noi